Home > DOCUMENTI > Catechesi sull'APOCALISSE > CAPITOLO 19

[12] I SUOI OCCHI SONO COME UNA FIAMMA DI FUOCO, HA SUL SUO CAPO MOLTI DIADEMI; PORTA SCRITTO UN NOME CHE NESSUNO CONOSCE ALL’INFUORI DI LUI. [13] È AVVOLTO IN UN MANTELLO INTRISO DI SANGUE E IL SUO NOME È VERBO DI DIO. [14] GLI ESERCITI DEL CIELO LO SEGUONO SU CAVALLI BIANCHI, VESTITI DI LINO BIANCO E PURO. [15] DALLA BOCCA GLI ESCE UNA SPADA AFFILATA PER COLPIRE CON ESSA LE GENTI. EGLI LE GOVERNERÀ CON SCETTRO DI FERRO E PIGERÀ NEL TINO IL VINO DELL’IRA FURIOSA DEL DIO ONNIPOTENTE. [16] UN NOME PORTA SCRITTO SUL MANTELLO E SUL FEMORE: RE DEI RE E SIGNORE DEI SIGNORI.
A) “I suoi occhi come una fiamma di fuoco”. Abbiamo già trovato questa caratteristica, attribuita a Gesù, in Ap 1,14, in Ap 2,18. B) “Ha sul suo capo molti diademi”. I diademi sono simboli di potenza sovrana, cioè di potere di cui è titolare in proprio. Gesù ha tutti i poteri. “Tolomeo, portava sulla fronte due diademi, ad indicare la sua duplice regalità, sull’Egitto e sull’Asia (cfr. 1 Mac 11,13). Questi molti diademi di Gesù si contrappongono ai 7 diademi del Drago (cfr. Ap 12,3) e ai 10 della Bestia (Cfr. Ap 13,1) /…/ Il parallelo più impressionante, con questo cavaliere-guerriero, lo abbiamo nel Capitolo 18 del libro della Sapienza, nel racconto dell’uscita dall’Egitto, innalzato al rango di evento cosmico. Il ruolo fondamentale vi viene svolto 1) dalla Parola di Dio, descritta come un guerriero celeste 2) e da Aronne che porta sul capo il diadema segnato col segno della maestà divina” (Pierre Prigent, op. cit., p. 582).

C) “Porta scritto un nome che nessuno conosce all’infuori di lui”. Nessuna creatura può conoscere i misteri della natura divina (cfr. Mt 11,27; 1 Cor 2,9; Ap 2,17; 3,12). Solo Dio conosce i segreti di Dio (1 Cor 2,11). Ci troviamo di fronte ad un’altra affermazione della divinità di Cristo. Nella Bibbia il nome definisce la persona: l’affermazione qui usata dichiara la piena divinità di Cristo. In Ap 3,12 Gesù aveva già parlato di un suo “nome nuovo”. Il nome nuovo è costituito dai due nomi rivelati in questo capitolo: “Verbo di Dio” (v. 13) e “Re dei re e Signore dei signori” (v. 16). Essi sono distinti e rappresentano due aspetti dell’unica personalità divina del Cavaliere. Il primo (“Verbo di Dio”) riguarda il suo stretto rapporto col Padre e la sua provenienza da Lui; il secondo (“Re dei re…”), riguarda la sua missione terrena alla conclusione escatologica della quale la Sua Signoria universale e la sua Regalità messianica, saranno piene e complete.

D) “È avvolto in un mantello intriso di sangue e il suo nome è Verbo di Dio”. Secondo alcuni questo mantello intriso di sangue farebbe riferimento alla Passione e morte di Gesù, al sangue versato sulla Croce. Secondo altri autori invece esso farebbe allusione al sangue degli empi nemici sbaragliati e sconfitti (v. 21), nemici che il Signore calpesta come il vignaiolo pigia l’uva nel tino. Questa immagine è usata dai profeti dell’A.T. (cfr. Is 63,1-6 dove si profetizza la punizione di Edom; Ger 49, 11-12). In quest’ultimo caso verrebbe “applicato al Cristo vittorioso il testo profetico di Is 63, 1-6 del pigiatore che esce dal tino “con le vesti tinte di rosso”, il passo cioè dove Javhé è presentato come un guerriero che ritorna dalla battaglia con le vesti spruzzate del sangue dei nemici debellati. Questa immagine del Messia “guerriero” vittorioso era ricorrente nella letteratura giudaica contemporanea di Giovanni. Nel Targum dello pseudo-Gionata (frammento) su Ger 49,11-12 leggiamo: “Il Re Messia /…/ esce a far guerra contro quelli che lo odiano e uccide re e comandanti facendo rosse le montagne con il sangue delle loro mortali ferite e rendendo bianche le colline con il grasso dei loro guerrieri: le sue vesti sono imbrattate di sangue; è simile ad uno che pigia uve” (Nuovissima Versione della Bibbia, Apocalisse, San Paolo, 2002, p. 155, nota 13). L’immagine tratta da Isaia l’abbiamo già incontrata ed è stata applicata alla scena della vendemmia e della pigiatura delle uve alla fine di Ap 14. Pierre Prigent esclude categoricamente che questo sangue sul mantello si riferisca al sangue di Cristo. “La profezia di Isaia e l’applicazione che qui se ne fa, impediscono di identificare il sangue in questione con il sangue di Cristo stesso. Il Messia che appare qui non è descritto come l’agnello immolato bensì come il guerriero che esercita in nome di Dio il giudizio vendicatore” (Pierre Prigent, op. cit., pp. 585-586). Il nome “Verbo di Dio” (il “Rivelatore” di Dio al mondo), “Logos di Dio”, richiama chiaramente Gv 1,1 e 1 Gv 1,1: questa designazione ricorre solo negli scritti di Giovanni. Possiamo pensare che il “Logos di Dio”, il “Verbo di Dio”, sia il nome nuovo, preannunciato sin da Ap 2,17.

E) “Gli eserciti del cielo lo seguono su cavalli bianchi, vestiti di lino bianco e puro”. L’esercito celeste segue Gesù su cavalli dello stesso colore del Verbo di Dio, per indicare che, in Cristo e sotto Cristo, sono anch’essi dei vincitori; e portano tutti vestiti di lino bianco e puro cioè le stesse vesti della “sposa dell’Agnello” (cfr. Ap 19,8). Questo esercito celeste segue il Logos come lo seguivano i 144.000 in Ap 14,4: anche questi sono caratterizzati da vesti bianche (cfr. Ap 7,9). “La veste bianca è il simbolo nell’Apocalisse della salvezza accordata ai vincitori (3,4.5.18; 4,4; 6,11; 7,9.13). Inoltre in Ap 17,14 i vincitori insieme all’Agnello sono i “chiamati, gli eletti e i fedeli”. /…/ Per questo sembra più saggio identificare questo esercito con la schiera di cristiani fedeli, i vincitori, /…/ che sono associati al giudizio, come si dirà in Ap 20,4” (Pierre Prigent, op. cit., p. 588). Giovanni qui aggiunge che essi hanno vesti di “bisso bianco e puro”: il riferimento ad Ap 19,8 è chiaro e allora questi dovrebbero essere degli umani giustificati e nel cielo.

Come abbiamo già evidenziato nel commento ad Ap 17,14 sembra trattarsi di un esercito celeste, per cui – oltre agli angeli, certamente presenti – e ai santi che già conosciamo, questi “chiamati, eletti e fedeli”, potrebbero essere i martiri decapitati dell’Anticristo, cioè la schiera dei santi, dei testimoni e dei martiri che durante il regno dell’Anticristo hanno preferito perdere la loro vita, ma non rinnegare Gesù e diventare servi della Bestia. Le vesti di lino bianco e puro sono simbolo dell’innocenza e della santità (cfr. v. 8). “Recentemente si va imponendo l’interpretazione che vede – in questi cavalieri celesti che seguono Cristo - i giusti cristiani glorificati. Accetta questo punto di vista anche Lupieri /…/ Il simbolo della glorificazione, cioè della concessione della vita eterna, per gli “sgozzati” del 5^ Sigillo, sono le “vesti bianche”. E queste sono indossate anche dai componenti la “folla grande” del 6^ Sigillo” (Eugenio Corsini, L’Apocalisse di Gesù Cristo, SEI, Torino, 2002, pp. 339-340). “Quando in Ap 17,14 è detto che la vittoria è conseguita dall’Agnello “accompagnato dai chiamati, dagli eletti e dai santi”, si ha diritto di pensare che anche gli eserciti che seguono il Cavaliere (Ap 19,14) non siano radicalmente diversi. Si è tentati di privilegiare l’interpretazione che vi scorge degli uomini, anziché quella che li identifica con schiere angeliche” (Pierre Prigent, op. cit., p. 573). In sintesi possiamo pensare che oltre agli angeli e ai santi, in questo esercito, ci siano anche i decapitati-martiri, uccisi dell’Anticristo.

F) “Dalla bocca gli esce una spada affilata per colpire con essa le genti”. Abbiamo già trovato questa immagine descritta in Ap 1, 16. In questo versetto si aggiunge “per colpire con essa tutte le genti”, per indicare che l’intervento di Gesù ha un’estensione mondiale ed è un intervento mirato a purificare la terra dal male e dall’iniquità legata all’Anticristo e al suo regno demoniaco. In Is 11,4 (“colpirà la terra col bastone della sua bocca”) la Parola di Dio da sola giudica ed annienta le schiere nemiche. Alla spada affilata è attribuito il compito di “colpire le genti”. “Questa Parola di Dio, al pari della spada a due tagli, affilata, che esce dalla sua bocca, rappresenta un giudizio che uccide i malvagi, simile alla Parola di Dio che, secondo il Libro della Sapienza, nella notte dell’Esodo, si lancia sugli egiziani “come un guerriero terribile, portando come spada affilata il decreto irrevocabile di Dio” e semina ovunque strage, in particolare quella dei primogeniti (cfr. Sap 18,15 ss). La strage descritta nel Libro della Sapienza trova forse un’eco nelle parole dell’angelo che invita gli uccelli del cielo a mangiare le carni degli uccisi nella battaglia di Armaghedon (Ap 19,18). Anche questa strage, come quella della Sapienza, è compiuta in prima persona dal “Logos-Parola” di Dio. Nella battaglia di Armaghedon non sembrano svolgere alcun ruolo attivo gli “eserciti che sono nel cielo” che accompagnano il Logos nella sua impresa” (Eugenio Corsini, L’Apocalisse di Gesù Cristo, SEI, Torino, 2002, p. 339). G) Il parallelo con Sap 18,15 ss, ripropone, ancora una volta, un riferimento esplicito all’Esodo dall’Egitto che è simbolo del Nuovo Esodo escatologico. “Un combattimento da parte di Dio, mediante il Logos, non può che costituire un giudizio, giusto e di condanna, verso chi osa confrontarsi con Lui. /…/ Sottolineerei, l’aspetto di condanna connesso con il giusto giudizio. /…/ Il giudizio è salvezza per i giustificati da Dio mediante Gesù Cristo e condanna per gli empi” (E. Lupieri, L’Apocalisse di Giovanni, Arnoldo Mondadori Editore, 2000, pp. 302-303).

“L’immagine della spada affilata che esce dalla bocca del cavaliere-messia, ricorda la visione inaugurale del Figlio dell’uomo (Ap 1,16). La spada simboleggiava il giudizio pronunciato sulla Chiesa e che qui viene pronunciato sui nemici. /…/ Si tratta dell’immagine della parola che pronuncia il suo giudizio. /…/ Segue, poi, l’allusione al Sal 2,9. /…/ Infine abbiamo qui l’immagine della tinozza della collera (cfr. Ap 14,10. 19-20) con allusione a Gl 4,13: il pigiatore escatologico è Cristo stesso: è Lui l’espressione ultima dell’ira di Dio” (Pierre Prigent, op. cit., pp. 588-589). È evidente che se c’è un vincitore, è in relazione ad una battaglia, ad uno “scontro armato”.

H) “Egli le governerà con scettro di ferro e pigerà nel tino il vino dell’ira furiosa del Dio onnipotente”. L’espressione “egli le governerà con scettro di ferro” l’abbiamo già trovata in Ap 2,27 e in Ap 12,5 riferita direttamente a Gesù ed è tratta dal Sal 2,9, salmo messianico. Lo scettro di ferro è lo scettro messianico: esso è ferreo soprattutto contro i ribelli (cfr. Ap 2,27). L’espressione “pigerà nel tino il vino dell’ira furiosa del Dio onnipotente” l’abbiamo trovata più volte nell’Apocalisse (Ap 14,10.19; 16,19) per indicare solo la realizzazione del terribile giudizio-punizione di Dio su “Babilonia la grande” e soprattutto sull’Anticristo escatologico. Le cattive opere umane degli empi sono pigiate e spremute perché venga espulso tutto il male. Il testo stesso quindi fa un riferimento chiaro a questa distruzione del male sulla terra, quando Gesù verrà sulle nubi del cielo (cfr. Ap 1,7; Mt 24,30). Giovanni sta dicendo che quanto preannunciato in precedenza sta per realizzarsi ora: lo scontro militare, con funzione di giudizio, è ciò verso cui il racconto convergeva. “Le tre immagini della “spada affilata”, della “verga di ferro” e del “tino dell’ira di Dio”, indicano che Egli viene per giudicare. Non è più il bambino che deve fuggire di fronte al dragone (Ap 12,5), ma il cavaliere che affronta le due Bestie e le abbatte” (Bruno Maggioni, L’Apocalisse, Cittadella Editrice, 2003, p. 209). I) “Un nome porta scritto sul mantello e sul femore”. “Kai èkei èpì tò ìmàtion kai èpì ton mèròn aùtou”, “E ha su il mantello e su la coscia di lui”. Il termine “mèròn”, che può significare coscia, femore, fianco, ginocchio, gamba, compare solo qui nel Nuovo Testamento. Il nome, oltre che sul mantello, è scritto anche sul femore, cioè sulla tunica (o qualcosa di simile ad una bandoliera) che ricopre il luogo dove pende la spada. Forse questo era l’abbigliamento tipico dei cavalieri del tempo. L) “Re dei re e Signore dei signori”. È un’espressione che abbiamo già trovata in Ap 17,14 (cfr. Ap 1,5: “il principe dei re della terra”). Indica l’assoluta Signoria di Cristo e il suo primato su tutti e ciascuno, sempre e dovunque.

Non c’è dubbio che Giovanni, utilizzando tutti questi titoli identifica Gesù Cristo, l’Agnello e il Logos. M) “Non l’imperatore ma Gesù di Nazareth è il vero Signore. Dinanzi a Pilato Gesù affermò di essere re (Gv 18,37): lo considerarono un re da burla e lo rivestirono di ridicole insegne regali (Gv 19, 1-3). Ma ora Gesù appare come Re con tutto lo splendore che gli compete. Nell’Apocalisse domina incontrastata la regalità di Dio. /…/ Tuttavia l’Apocalisse parla anche della regalità dell’Agnello (1,5; 11,15; 12,10; 17,14) e del popolo da Lui riscattato (1,6; 5,10). Si tratta di una regalità ricevuta, dipendente, trasparenza della stessa regalità di Dio” (Bruno Maggioni, L’Apocalisse, Cittadella Editrice, p. 210).

[17] VIDI POI UN ANGELO, RITTO SUL SOLE, CHE GRIDAVA A GRAN VOCE A TUTTI GLI UCCELLI CHE VOLANO IN MEZZO AL CIELO:
[18] “VENITE, RADUNATEVI AL GRANDE BANCHETTO DI DIO. MANGIATE LE CARNI DEI RE, LE CARNI DEI CAPITANI, LE CARNI DEGLI EROI, LE CARNI DEI CAVALLI E DEI CAVALIERI E LE CARNI DI TUTTI GLI UOMINI, LIBERI E SCHIAVI, PICCOLI E GRANDI”.

A) “Un angelo ritto sul sole che gridava a gran voce”. Abbiamo già trovato, altre volte, sia un angelo in mezzo al cielo (Ap 14,6), sia angeli che gridano a gran voce (Ap 14,6.8-9). Il fatto che sia ritto sul sole sta ad indicare che la luce di Dio brilla sempre forte ed è l’unica decisiva. Sta ritto sul sole anche per potersi rivolgere agli uccelli che volano allo zenit. L’altra espressione (“gridava a gran voce”) indica che sono annunciate grandi e importanti verità. Viene annunciato il combattimento finale. La scena si ispira alla profezia della disfatta di Gog in Ez 38-39. Il nome di questo personaggio mitico lo ritroveremo in Ap 20,8.

B) “Venite radunatevi al grande banchetto di Dio”. La descrizione del banchetto è volutamente macabra e repellente (soprattutto per la ripetizione del termine “carne”) e si modella su un’analoga visione di Ezechiele (c. 39). La scena degli uccelli rapaci chiamati ad accorrere sul campo di battaglia cosparso di cadaveri, richiama infatti la profezia escatologica di Ez 39, 17-20 dove il profeta, chiamato “Figlio dell’uomo”, riceve da Dio l’ordine di chiamare uccelli da preda e bestie feroci per sbranare i resti dell’esercito di Gog, re di Magog, distrutto da Dio, cioè a divorare i cadaveri dei malvagi sconfitti. Nell’Apocalisse però l’invito è rivolto solo agli uccelli e non alle bestie feroci; inoltre Giovanni parla di molteplici vittime umane e universalizza la visione. Giovanni “utilizza” quella profezia e la applica allo scontro di Armaghedon. Alcuni pensano che Armaghedon e Gog e Magog, siano un’unica battaglia e non due battaglie. C) Edmondo Lupieri invece - con molto acume - fa notare: “Analizzando alcuni particolari dei due scontri-giudizi (Armaghedon e Gog-Magog), vediamo che difficilmente essi possono sovrapporsi. 1) Nel primo (Armaghedon) abbiamo un esercito di cavalleria celeste, composto da santi morti ammazzati, ma vivificati dalla presenza e dal sangue di Cristo, Logos e Agnello. Quando appaiono come esercito, prima dello scontro, i santi non sono ancora risorti ma si presume che, per tornare a vivere, riprendano i loro corpi (cfr. Ap 20,4-5). L’esercito nemico è costituito da empi apparentemente vivi, ma spiritualmente già morti per la presenza di Satana, guidati però materialmente dall’Anticristo e dal falso profeta, le sue due Bestie. Mentre i santi non sono descritti, i cattivi sono variamente caratterizzati (cfr. v. 18). Si parla di una vera battaglia e della cattura delle due Bestie. Tutti gli altri seguaci della Bestia sono uccisi e dopo la morte, con il divoramento delle carni, perdono i corpi. “E gli uccelli si saziarono delle loro carni”.

2) Nel secondo (Gog-Magog- Ap 20,7-10) abbiamo un esercito di santi risorti e un esercito del male capitanato stavolta solo da Satana (l’Anticristo e il falso Profeta sono nello stagno di zolfo e fuoco da “mille” anni). Stavolta un fuoco scende dal cielo e risolve la battaglia. /.../ Ci sono poi altri particolari. I malvagi di Armaghedon sono prima uccisi e poi le loro carni sono mangiate dagli uccelli che volano in cielo; i malvagi di Gog e Magog, invece sono subito “divorati” dal fuoco che scende dal cielo, senza che siano preventivamente uccisi o senza traccia di carni e corpi. Il Satana, in vista del primo scontro si era servito delle due Bestie; per il secondo scontro, agisce da solo. /.../ Sia i santi (che sono tutti “martiri” e hanno quindi già combattuto per la fede) sia i dannati combattono una battaglia da vivi (battaglia in cui muoiono fisicamente) e una da morti; a seguito di questa seconda, risorgono, gli uni per il regno millenario, primizia del regno eterno, gli altri per la condanna eterna. /.../ Vi sono, dunque, due scontri-giudizi, seguiti da risurrezione, all’inizio e alla fine della pena transitoria di Satana” (Edmondo Lupieri, op. cit., pp. 316-318). D) È evidente che se si invitano gli uccelli rapaci a mangiare le carni dei nemici sconfitti e uccisi, significa che c’è stato – sulla terra – una battaglia reale, in cui corpi concreti sono rimasti sul campo. È annunciata, come già realizzata - nello stile tipico delle profezie – la sconfitta e distruzione dell’Anticristo e dei suoi seguaci sulla terra. Quindi lo scenario si riferisce a quell’avvenimento e non alla fine del mondo! Tutto il capitolo si riferisce, senza alcun dubbio, solo alla distruzione dell’Anticristo escatologico e dei suoi seguaci (cfr. vv. 20-21). Le dieci corna avevano mangiato le carni della prostituta (Ap 17,16), a loro volta le loro carni vengono divorate dagli uccelli del cielo.

E) L’elenco dei nemici le cui carni devono essere mangiate dagli uccelli del cielo, in buona parte, riproduce quello di coloro che, dopo l’apertura del 6^ Sigillo, del violento terremoto e degli sconvolgimenti cosmici, si nascosero nelle caverne e chiedevano ai monti e alle rupi di cadere sopra di loro per essere nascosti dalla faccia di Dio e dall’ira dell’Agnello, perché era venuto il gran giorno della loro ira (cfr. Ap 16, 15-17). Si tratta quindi solo di empi: potrebbe esser la punizione dei punitori di Gerusalemme-adultera. F) La specificazione che si tratta di tutti gli uccelli del cielo che volano è un rinvio ad Ap 8,13 e Ap 14,6. L’eventuale presenza dell’aquila rinvierebbe al motto di Gesù: “Dov’è il cadavere, là si raduneranno le aquile” (Mt 24,28; Lc 17,37).

[19] VIDI ALLORA LA BESTIA E I RE DELLA TERRA CON I LORO ESERCITI RADUNATI PER MUOVER GUERRA CONTRO COLUI CHE ERA SEDUTO SUL CAVALLO E CONTRO IL SUO ESERCITO.
A) “Bestia”. È quella uscita dal mare descritta in Ap 13,1, ossia l’Anticristo che ha mosso guerra ai santi (cfr. Ap 13, 5-8), ha fatto uccidere i due Testimoni (cfr. 11,8), ha unito i vari re per la guerra contro Dio (cfr. Ap 16, 13); e dopo essere stato colpito da diversi flagelli (cfr. Ap 16,1 ss), viene ora definitivamente colpito, annientato e gettato nello stagno di fuoco e zolfo. B) “Radunati per muovere guerra contro colui che era seduto sul cavallo e contro il suo esercito”. L’espressione è uguale a quella di Ap 16,14. I re della terra, radunati dagli spiriti immondi in Armaghedon, vanno a muovere guerra al Verbo di Dio,

ma saranno rovinosamente sconfitti. La Bestia è l’Anticristo che raduna i re con i loro eserciti per la battaglia di Armaghedon (cfr. Ap 16,16), che è diversa dalla battaglia di Gog e Magog che ci sarà dopo il “millennio” e immediatamente prima della fine del mondo-Giudizio Universale (cfr. Ap 20, 7-10). L’esercito del cavaliere è l’esercito celeste descritto in Ap 19,14.

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Associazione Fede, Cultura e Società - a cura di Don Guglielmo Fichera - Ultima modifica: 11/09/2007 ore 16:30