Home > DOCUMENTI > Catechesi sull'APOCALISSE > CAPITOLO 17
IL CASTIGO DI BABILONIA
I capitoli 17-18-19 costituiscono un’unità tematica. In essi viene approfondita, meglio spiegata quella caduta di “Babilonia la grande”, la cui distruzione era stata annunciata e realizzata con la 7^ Coppa (Ap 16, 17-21); mentre in Ap 19 viene descritto il momento del trionfo definitivo di Gesù sull’Anticristo escatologico e sul suo regno di iniquità. “La narrazione del cap. 17 sviluppa e spiega il giudizio già brevemente anticipato in Ap 16, 17-21 (la settima coppa). Il giudizio della prostituta è dunque parte integrante del giudizio significato dalle 7 coppe. La 7^ coppa introduce i capitoli 17-18: “la grande città si squarciò in tre parti /…/ Dio si ricordò di Babilonia la grande, per darle da bere la coppa del vino del suo furore. E apre una serie di giudizi divini (“Vieni ti farò vedere il giudizio”) che si estende a tutto il cap. 20. La condanna delle forze del male segue l’ordine inverso alla loro comparsa: 1) il Dragone (cap 12) ; 2) la Bestia e il suo Profeta (cap. 13); 3) Babilonia la grande (cap. 14). L’ordine della condanna è inverso: 1) Babilonia la grande (cap. 17-18); 2) la Bestia e il suo Profeta (cap 19); il Dragone (cap. 20)” (Bruno Maggioni, l’Apocalisse per una lettura profetica del tempo presente, Cittadella editrice, Assisi, 2003, pp. 176-177). In pratica la vittoria definitiva di Dio viene presentata in tre quadri, corrispondenti ai tre capitoli (17-19). Di questi tre capitoli: 1) uno, Ap 17, fa la storia di Babilonia la grande. Di essa racconta come si è costituita, qual è la sua identità, come si è sviluppata e dove è giunta: essa esercita un’influenza sovranazionale, mondiale. Babilonia è mostrata a Giovanni sotto le fattezze di una donna-prostituta (pòrnes) splendidamente adorna, seduta su una Bestia scarlatta con sette teste e dieci corna (quelle della Bestia, cfr. Ap 13,1); 2) l’altro capitolo, Ap 18, mostra l’annientamento di Babilonia, proclama e gioisce per la sua caduta, mostrando le varie sfaccettature di questa rovinosa caduta e tutte le categorie di persone implicate nella sua vita di prostituzione; 3) l’ultimo capitolo, Ap 19, mostra la scena finale di questa battaglia, la vittoria di Gesù: Gesù che viene sulle nubi del cielo, con tutto il suo esercito di angeli, sconfigge le due Bestie e le getta per sempre nello stagno di fuoco e zolfo.

LA GRANDE PROSTITUTA

[1] ALLORA UNO DEI SETTE ANGELI CHE HANNO LE SETTE COPPE MI SI AVVICINÒ E PARLÒ CON ME: “VIENI, TI FARÒ VEDERE LA CONDANNA DELLA GRANDE PROSTITUTA CHE SIEDE PRESSO LE GRANDI ACQUE.
Uno degli angeli del settenario delle Coppe fa vedere a Giovanni la condanna di Babilonia la Grande. A) “Uno dei sette angeli delle sette coppe”. Questo angelo è probabilmente il settimo, quello cioè che ha annunziato imminente il castigo di Babilonia (cfr. Ap 16,1; cfr. 15,1). B) “Ti farò vedere la condanna della grande prostituta”. In greco “deizo soi to krìma tes pòrnes tes megales “, “mostrerò a te il giudizio della prostituta quella grande”. “Giudizio” (krìma) ha senso di castigo e quindi di condanna. L’angelo invita Giovanni con le stesse parole (“vieni ti mostrerò) con cui gli mostrerà la città sposa dell’Agnello (Ap 21,9) che è l’antitesi della città-prostituta.
Questa prostituta, avendo corrotto sia gli abitanti della terra, sia i re della terra, avendo cioé esteso il suo raggio d’azione a livello mondiale, non è una semplice prostituta, ma la “grande prostituta”, la “madre delle prostitute e degli abomini della terra” (cfr. versetto 5). C) L’angelo mostrerà a Giovanni il giudizio di condanna pronunziato da Dio contro Babilonia la grande, la “pòrnes”, la prostituta, la “città degli idoli”. Questa città viene chiamata Babilonia perché, nell’A.T. era il prototipo e il simbolo delle città nemiche di Dio (cfr. Is 21,9; Ger 51, 1-19). Ora è usata l’espressione “Babilonia la grande” per indicare che la sua apostasia è la più alta e la più grande idolatria e bestemmia, contro Dio, di tutti i tempi. Si tratta di una città-tipo, della “grande città” (Ap 11,8), convegno di ogni empietà, dissolutezza, bestemmia. È la metropoli dell’idolatria, la superpotenza del male, la roccaforte del politeismo, del peccato contro Dio, dell’apostasia, di tutte le dottrine e i comportamenti che si ergono titanicamente contro Dio: insomma la nuova, immensa e mondiale “Torre di Babele” escatologica, il nuovo e futuro villaggio globale idolatrico, terreno fertile di una coltura indispensabile perché sia rivelato l’empio (2 Tess 2,8), l’uomo iniquo, il figlio della perdizione (2 Tess 2, 3). D) Il regno dell’Anticristo, Babilonia la grande, è un fatto storico, unico, differente da tutti gli altri, circoscritto ad un ben preciso periodo storico del futuro. È una vera ingenuità e falsificazione del testo, pensare che, invece, esso sia una realtà presente addirittura in tutta la storia della Chiesa, come afferma Origene: è assurdo pensare che una tale gigantesca apostasia, un tale malefico potere mondiale, un tale asservimento alle tenebre di tutti i regni del mondo, una tale ferocia contro i santi di Dio, sia una costante di tutta la storia della Chiesa. S. Agostino - in questo fedele al testo - limita e circoscrive il regno dell’Anticristo escatologico, solo a 3 anni e sei mesi (La Città di Dio, XX, 13, op. cit., pp. 1016-1018).
E) Secondo Ugo Vanni “Babilonia la grande, la prostituta (17,1) è una concentrazione di tutto il male. Essa cavalca un mostro vestito di scarlatto (17,3): si tratta della città secolarizzata, nel senso più radicale del termine. È sorretta, questa città mostruosamente consumistica, da uno Stato – il mostro scarlatto – che si fa adorare, cioè pretende di essere al di sopra di tutto e si sente al di sopra di tutto. Alla distruzione della “grande prostituta” farà riscontro il trionfo della città-sposa, la Gerusalemme celeste”(Ugo Vanni, Apocalisse, Queriniana, 2003, pp.117-118). A proposito di scelte idolatriche e quindi ultra secolarizzate, moderniste e relativiste, “durante un dibattito televisivo è stata fatta questa affermazione: “Ormai dovete prendere atto che le discoteche sono i nuovi santuari e l’ecstasy è la nuova comunione!” (Angelo Comastri, Apocalisse, E-M.P., 2001, pp.96-97). F) “La grande prostituta”.
Tutto il capitolo è costellato di termini come prostituzione, abomini, ecc. appartenenti al vocabolario anti-idolatrico dell’A.T. Babilonia viene chiamata così a motivo della sua grave idolatria, della sua empietà e ribellione a Dio, della sua completa depravazione. Nel linguaggio degli antichi profeti la prostituzione era il politeismo, il paganesimo in tutte le sue forme; e l’adulterio o fornicazione ogni atto idolatrico commesso da un israelita. Babilonia la grande è la roccaforte del politeismo moderno, del nuovo politeismo dei nostri tempi che ha creato nuovi idoli e li adora. Ogni volta che adoriamo un idolo siamo idolatri, ma quando gli idoli sono più di uno, si cade anche nel politeismo (“polius” molti; “teos” “do” = molti dei); in questo modo il pantheon pagano che credevamo superato, ritorna a vivere nei nostri tempi. Si parla spesso dei tre idoli classici, il sesso, il potere e il denaro: se un uomo fosse dominato da tutti e tre questi idoli insieme, adorerebbe contemporaneamente tre “dei”, quindi sarebbe “politeista”. In questo campo gli esempi che si potrebbero fare, sono innumerevoli. L’espressione “grande prostituta” ricorda le città di Tiro e di Ninive, chiamate prostitute da Isaia (Is 23,15-17) e da Neemia (Ne 3,4) perché nell’A.T. si bollava come prostituzione innanzitutto l’asservimento agli idoli e alle potenze pagane straniere (cfr. Ez 16,15.23-24; 23-27). G) Secondo Don Innocenzo Rimossi la donna prostituta è “simbolo dell’umanità e di Israele /…/ che chiamate a salire sul Monte Sion con l‘Agnello immolato, invece vanno dietro la Bestia e diventano la “grande prostituta”. /…/ Mistero della donna e della Bestia che riempie Giovanni di grande stupore.
Il lusso della prostituta è parodia infame degli ornamenti del tempio e delle vesti sacerdotali. Anche il nome misterioso sulla fronte è parodia del nome inciso sulla lamina d’oro “Sacro al Signore”, che Aronne doveva portare sulla fronte davanti al Signore (Es 28,36-38). /…/ Bestia e prostituta sono evidentemente realtà distinte ma per la sua adesione alla Bestia la “grande prostituta” è diventata vassalla e dipendente dalla Bestia” (Don Innocenzo Rimossi, Apocalisse, una cristologia per simboli, LDC, 2001, pp. 169-170). La Bestia, insieme al falso Profeta, precede la donna nella gerarchia satanica:la donna viene al terzo posto. Questa donna-prostituta siede su sette monti, i quali sono sette re (cfr. vv. 9 e 10) dei quali il settimo è l’Anticristo escatologico: da questo si deduce che la distruzione di Babilonia la grande è legata al tempo dell’Anticristo escatologico che deve ancora venire. Questa “donna” è contrapposta nettamente e visibilmente alla Donna di Ap 12: se nella Madonna viene figurato l’insieme degli eletti di Dio, in questa “donna-prostituta” è figurata la massa degli idolatri e dei rinnegati che adoreranno la Bestia. Di questa donna-prostituta verranno enumerate le caratteristiche: due parlano esplicitamente di “porneia” (17, 4-5), tre sono generiche (17,3-4), l’ultima esprime il suo odio e i suoi crimini contro i cristiani (17,6). In cielo si esulta per la caduta di questa Babilonia maledetta, proprio perché con essa viene eliminato il male dalla terra.
H) Chi è questa Babilonia? In genere si propongono due spiegazioni: 1) essa è la Gerusalemme depravata, la sposa infedele, idolatra, per questo “prostituta”; 2) un’organizzazione politica mondiale, una realtà sovranazionale, la massoneria, un’alleanza internazionale, una specie di O.N.U. oppure di globalizzazione selvaggia (istituzionalizzata o meno),che diffonde a livello planetario una cultura, delle leggi e dei comportamenti idolatrici, apostati, terreno di coltura per l’avvento del regno dell’Anticristo. Alla prima spiegazione sembrano aderire Edmondo Lupieri ed Eugenio Corsini. “Della prostituzione di Gerusalemme sono piene le pagine dei profeti (Is 1,21; Ger 2,20; Ez cap. 16 e 23). Ezechiele apostrofa direttamente Gerusalemme come “prostituta” (16,35), la considera sorella di Sòdoma e di Samaria. /…/ La prostituzione spinge a vedere nel personaggio femminile, un’immagine di Gerusalemme. /…/ Quando Gerusalemme pecca è equiparata alle genti pagane e la sua punizione alla loro (almeno a partire da Geremia)” (E. Lupieri, L’Apocalisse di Giovanni, Arnoldo Mondadori Editore, 2000, pp. 249-251).
“L’identificazione di Babilonia con Gerusalemme pervertita con l’idolatria è iniziata con Ruperto, abate di Deutz (XII sec.). /…/ Nei profeti è molto corrente che il termine prostituzione sia sinonimo di cedimento all’idolatria (Os 1,1; 2,4; 3,2; Is 1,21; Ger 2,2.20; 3,6.8; 13,25; Ez 16,2 ss; 23, 2 ss, ecc.), di patto nuziale infranto. Questo ha il fondamento nel fatto che il rapporto tra Dio e il popolo eletto era correntemente presentato come un rapporto tra sposo e sposa. /…/ Giovanni designando Gerusalemme come Babilonia, la prostituta, intende sottolineare il punto estremo della sua perversione e dell’abdicazione alla sua funzione di “sposa di Dio”. Egli, la grande città, dove Gesù fu crocifisso, l’aveva già identificata “spiritualmente” con Sodoma ed Egitto, in occasione dell’uccisione dei due Testimoni (Ap 11,8)” (Eugenio Corsini, apocalisse di Gesù Cristo, SEI, Torino,2002, pp.317-318). I) Non c’è dubbio che le categorie di giudizio usate da Giovanni sono solo quelle bibliche. Giovanni, sotto l’azione dello Spirito Santo, vede gli avvenimenti della storia della salvezza con gli occhi di Dio, cioè come li vede e li giudica Dio. Anche noi dovremmo fare (o riprendere a fare) così, come fa Giovanni, perché la dimensione fondante, principale, decisiva, della storia e della vita è la dimensione religiosa. Non c’è dubbio che il cristianesimo è la realtà centrale e decisiva della storia, l’ago della bilancia di ogni avvenimento della storia della salvezza, per cui i cedimenti interni dei cristiani – o la loro santità - pesano in modo determinante, decisivo e massiccio sulla bilancia di Dio. Non c’è dubbio che la salvezza è nelle mani dei cristiani: dal loro comportamento e dalla loro testimonianza – fedele o compromessa con gli idoli - dipendono fondamentalmente, e in modo decisivo, le sorti della terra e della storia. Non c’è da meravigliarsi dunque se l’attenzione fondamentale, non vada tanto ai pagani e a quelli che non fanno parte del popolo di Dio, ma innanzitutto e in modo determinante a Gerusalemme: dalla sua fedeltà o infedeltà a Dio, dal suo essere “sposa” o “prostituta”, dipendono i destini del mondo.
L) Nella mia dispensa sulle apparizioni della Madonna di Fatima scrivevo: “I cristiani soni i primi responsabili della salvezza eterna o meno degli uomini e della pace nel mondo. Papa Paolo VI diceva: “Un cristiano che si eleva, eleva tutto il mondo; un cristiano che si abbassa, abbassa tutto il mondo”. Fatima ripresenta e ripropone il ruolo centrale e decisivo del cristianesimo, il primato del cristianesimo nella storia. Siccome il mistero di Cristo è centrale, originale, universale e assoluto (cfr. Dominus Iesus, nn. 13-15) e Cristo è il centro, il cuore e il fine dell’uomo e di tutta la storia (Gaudium et spes, n. 10 c), scaturisce come conseguenza la centralità,la preminenza e il ruolo determinante del cristianesimo. Allora tutta la storia va letta in chiave cristologica e sotto l’ottica del cristianesimo. Allora tutta la totalità della storia e degli avvenimenti va pensata, letta e parametrata sul cristianesimo, rivelazione completa e definitiva di Dio. Questa è la prospettiva di Giovanni: chi vuole comprendere l’Apocalisse deve mettersi in questa prospettiva. Allora si capisce perché Giovanni chiami Babilonia, grande prostituta, ed anche i giudizi duri e taglienti che le vengono rivolti. M) “Siede presso grandi acque”. Il primo “sgabello” della donna-prostituta. Babilonia sorgeva, fisicamente, sull’Eufrate e su una grande quantità di canali (cfr. Sal 136,1; Is 21,1). Ger 51,13: “Tu che abiti lungo acque abbondanti”. Le acque sono anche quelle malefiche del “mare” da cui esce la Bestia, perché Babilonia la grande è una grande incarnazione del regno del male. Al versetto 15 di questo Capitolo 17 però è spiegato: “Le acque che hai viste, presso le quali siede la prostituta, simboleggiano popoli, moltitudini, genti e lingue”.
Le grandi acque sono il simbolo di tutta l’umanità adoratrice della Bestia:significa che l’apostasia, l’idolatria sarà diffusa a livello mondiale; significa che “Babilonia la grande” estende il suo potere malefico e idolatrico a livello mondiale. Il suo potere diabolico e la sua suggestione apostata è estesa a moltitudini, genti e lingue; si tratta di un’influenza mondiale, di un impero multietnico, non di un semplice regno: eserciterà un potere e un influsso politico idolatrico sovranazionale. La grande prostituta vive una strana simbiosi con la Bestia. N) Apparentemente il testo presenta una contraddizione che riguarda i “tre sgabelli” su cui è seduta la donna. La prostituta, Babilonia la grande, è descritta essere seduta: 1) sulle grandi acque, cioè su popoli e nazioni) (v.1); 2) sulla Bestia (v. 3); 3) ma siede anche su 7 teste, che sono sette colli e sono 7 re (v. 9). Questi “tre sgabelli” sembrano solo apparentemente poco conciliabili, ma i loro significati, invece, si integrano perfettamente in una corretta sinergia. Si tratta di specificazioni per indicare che Babilonia la grande (il regno dell’Anticristo) sarà fondato innanzitutto sull’Anticristo escatologico (la Bestia infernale), su una coalizione di re e di regni e sull’adesione di interi popoli e nazioni, su cui è esercitato un influsso e un dominio, formando così un governo mondiale.
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Associazione Fede, Cultura e Società - a cura di Don Guglielmo Fichera - Ultima modifica: 11/09/2007 ore 16:30