Home > DOCUMENTI > Catechesi sull'APOCALISSE > CAPITOLO 17

SIMBOLISMO DELLA BESTIA E DELLA PROSTITUTA

[8] LA BESTIA CHE HAI VISTO ERA MA NON È PIÙ, SALIRÀ DALL’ABISSO, MA PER ANDARE IN PERDIZIONE. E GLI ABITANTI DELLA TERRA, IL CUI NOME NON È SCRITTO NEL LIBRO DELLA VITA FIN DALLA FONDAZIONE DEL MONDO, STUPIRANNO AL VEDERE CHE LA BESTIA ERA E NON È PIÙ, MA RIAPPARIRÀ.
L’Angelo, come ha promesso al versetto 7, passa ora a spiegare il mistero della “donna e della bestia che la porta”. A) “La Bestia che hai visto”. Sia ora che al Cap. 13. “La Bestia rappresenta indubbiamente l’Anticristo; di essa si dice che verrà gettata “nello stagno di fuoco” (Ap 19,20)” (Nuovissima Versione della Bibbia, Apocalisse, Angelo Lancellotti, San Paolo, 2002, p. 142, nota 8). B) “La Bestia era e non è più”. La storia della Bestia è presentata in 4 tempi: 1) era, 2) non è più, 3) salirà dall’Abisso, 4) per andare in perdizione. L’Anticristo è descritto come qualcuno che non era più e poi riappare, cioè ritorna all’essere. Il vocabolario usato per la Bestia è opposto a quello usato per Dio: mentre Dio è “Io sono l’alfa e l’omega, /…/ Colui che era, che è e che viene, l’Onnipotente” (Ap 1,8), cioè Colui che è sempre presente e attivo nella storia degli uomini e che è l’alfa e l’omega di questa stessa storia; la Bestia era, poi non è più, poi riappare, ma per andare in perdizione; una storia d’inconsistenza e precarietà. Questo riapparire della Bestia, dopo essere scomparsa, dopo non-essere più, susciterà grande stupore e gli abitanti della terra saranno strabiliati. Non si può non fare riferimento – su questo punto – a quanto affermato in Ap 13, 3: “Una delle sue teste (della Bestia) sembrò colpita a morte, ma la sua piaga mortale fu guarita. Allora la terra intera presa d’ammirazione, andò dietro alla Bestia”. C) L’impressione, è che l’Anticristo sembrerà morto e poi sembrerà risuscitare. Insomma verrà colpito a morte (Ap 13,12.14) o sembrerà che sia colpito a morte e poi si rialzerà. In effetti ci sarà un inganno spettacolare con cui susciterà ammirazione e strabilierà coloro che diventeranno suoi seguaci.

Si tratterà di una sorta di scimmiottatura o parodia della morte-risurrezione di Cristo. “In Ap 13 era detto che una delle teste della Bestia era colpita a morte e poi guariva (vv. 3.12), ma nel seguito del capitolo era la Bestia stessa e non una delle sue sette teste a guarire dalla piaga mortale (Ap 13,4). D) In pratica la Bestia si identifica con una delle sue sette teste. Questo si ripete in Ap 17: la ferita della Bestia diviene per essa, sic et simpliciter “non-esser(ci)-più, e il guarire dalla ferita mortale diventa “(ri)salire dall’abisso” (Ap 17,8a), “esserci (di nuovo) (Ap 17,8b) e soprattutto “essere l’ottavo dopo essere stato uno dei sette”. /…/ Per Giovanni c’è una sorta di intercambiabilità tra la Bestia e una delle sue sette teste:come a dire che la potenza della Bestia si concentra in una testa e che questa testa è in grado di rappresentare tutta la potenza e la pericolosità della Bestia” (Giancarlo Biguzzi, L’Apocalisse e i suoi enigmi, Paideia, 2004, p. 262-263). “Alla fine dei tempi l’Anticristo in persona apparirà nel mondo, e tenterà il supremo e più grande sforzo contro Dio, riuscendo a trascinare dietro di sé un numero enorme di uomini. Ma questo trionfo sarà di breve durata, perché ben presto verrà distrutto e andrà in perdizione, sconfitto da Gesù Cristo (Ap 19, 19-21)”

(P. Marco M. Sales, La Sacra Bibbia commentata. Il Nuovo Testamento, Vol. II, p. 664, nota 8). E) “Salirà dall’Abisso”. L’Abisso è un altro nome per indicare l’Inferno. L’espressione vuol significare che tutta la sua forza e il suo potere gli viene dal demonio, di cui l’Anticristo sarà il principale e migliore strumento. “Il Drago (il demonio) aveva dato il potere alla Bestia (l’Anticristo)” (Ap 13,4).

L’Abisso è la sede del diavolo e dall’Abisso sale pure l’esercito mostruoso di Abaddon (Ap 9,1-11) fatto di cavallette che tormentano gli uomini. F) “Ma per andare in perdizione”. La condanna dell’Anticristo sarà infatti quella di essere “gettato vivo nello stagno di fuoco, ardente di zolfo” (Ap 19, 20), prima del “millennio” di pace e di grande sviluppo e diffusione della fede cattolica. Andranno all’inferno anche tutti quelli che avranno adorato la Bestia: “Chiunque adora la Bestia e la sua statua e ne riceve il marchio sulla fronte o sulla mano, berrà il vino dell’ira di Dio, che è versato puro nella coppa della sua ira e sarà torturato con fuoco e zolfo” (Ap 14, 9-10). G) “Gli abitanti della terra il cui nome non è scritto nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo, stupiranno al vedere che la bestia era e non è più, ma riapparirà”. Gli idolatri ed empi adoratori dell’Anticristo, saranno pieni di ammirazione nel vedere che l’Anticristo che non era più, poi riapparirà. “La terra intera presa d’ammirazione, andò dietro alla Bestia e gli uomini adorarono il drago perché aveva dato il potere alla Bestia e adorarono la Bestia dicendo: “Chi è simile alla bestia e chi può combattere con essa?” (Ap 13, 3-4).

H) “Riapparirà”. La comparsa della Bestia (Ap 13,1), la rivelazione dell’empio (2 Tess 2,8) e poi la sua testa colpita a morte e guarita (Ap 13,3), cioè la sua falsa risurrezione per ingannare circa la sua identità, costituiscono una specie di “parusia dell’empio”, vale a dire la “parusia dell’anticristo”, scimmiottatura antiteticamente opposta alla vera Parusia di Cristo.

[9] QUI CI VUOLE UNA MENTE CHE ABBIA SAGGEZZA. LE SETTE TESTE SONO I SETTE COLLI SUI QUALI È SEDUTA LA DONNA; E SONO ANCHE SETTE RE.
A) “Qui ci vuole una mente che abbia saggezza”. Questa espressione è analoga a quella di Ap 13, 8 (“Chi ha orecchi, ascolti) e Ap 13,18 (“Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli…..”). Ci vuole cioè uno spirito che sappia “intus legere”, leggere dentro la Parola di Dio; uno spirito profetico che sia capace di approfondire la sapienza e il simbolismo biblico. Ci vuole un’attenzione particolare e un’intelligente capacità di discernimento, una lucidità che viene dalla fede e che fa scorgere dietro i fatti della storia il meccanismo profondo e nascosto che li determina. B) “Le sette teste sono i sette colli sui quali è seduta la donna; e sono anche sette re”. In greco “Aì èpta kefalaì èpta ore eìsìn opou è ghiunè kàtetai èp auton”, “le sette teste sette monti sono, dove la donna è seduta su essi”. Il locativo “opou” e il “kàtetai” ep” parlano di un luogo su quale si (ri)siede.

Deve trattarsi dunque di sette monti reali come è reale l’uomo il cui nome è 666 e che sarà anche l’ottavo pur essendo uno dei sette, e devono essere monti reali i re che stanno succedendosi al potere” (Giancarlo Biguzzi, L’Apocalisse e i suoi enigmi, Paideia, 2004, p. 257). In greco per “monte” e “colle” si usano due termini diversi. Giovanni usa sempre il termine “oros” monte, e non il termine “lophos”, colle. Il terzo “sgabello” della donna-prostituta. Sette è una cifra simbolica per indicare pienezza, totalità. Le sette teste sono contemporaneamente sette “colli” e sette “re”. L’espressione “sette colli” fa subito pensare a Roma, costruita su sette colli: l’aggettivo “eptalogos” è legato tradizionalmente e fortemente alla città di Roma (cfr. Sib 2,18; 13,45; 14,108; Cicerone, Ad Att. 6,5). C) Roma è presa come simbolo per indicare la capitale del regno dell’Anticristo, che sarà la nuova Roma imperiale idolatrica. Io penso che i “colli” simboleggiano i regni, gli imperi, e che quindi la frase vada intesa così: “Babilonia la grande, sarà fondata su sette regni, governati da sette re”. Ciò è conforme alla profezia di Daniele (7, 17). Inutile e ingenuo proporre, su questo punto, i nomi di sette imperatori

romani. L’impero romano è caduto, non c’è più da 1600 anni, niente è accaduto di quanto scritto nell’Apocalisse: la profezia dell’Apocalisse riguarda il futuro dell’umanità, non certo il suo ormai lontano passato.

[10] I PRIMI CINQUE SONO CADUTI, NE RESTA UNO ANCORA IN VITA, L’ALTRO NON È ANCORA VENUTO E QUANDO SARÀ VENUTO, DOVRÀ RIMANERE PER POCO.
A) “I primi cinque sono caduti. Ne resta uno ancora in vita”. Si tratta della successione cronologica, sincronica, dei re da cui uscirà l’Anticristo. Inutile cercare quindi di individuare in questi re, i re dell’impero romano caduto nel IV secolo d. C. Anche Agostino, sbagliando, pensa che l’Anticristo sia in relazione all’Impero romano. Crede che i 10 re siano 10 imperatori romani e che subito dopo deve venire l’Anticristo (cfr. Città di Dio, XX, 19, 3, ed. cit., pp. 1028-1029; cfr. XX, 23, 1, ed. cit., pp. 1040-1041). Il tempo passava, nulla accadeva: l’Anticristo non veniva né era eliminato, l’impero romano crollava, c’erano le invasioni barbariche, però la venuta di Cristo sulle nubi non c’era stata. B) “L’altro non è ancora venuto e quando sarà venuto, dovrà rimanere per poco”. L’Anticristo e il suo regno, non sono ancora venuti. Quando verranno, dureranno poco tempo: 3 anni e 6 mesi (cfr. Ap 11,2-3; Ap 12,6.14; Ap 13,5; Dan 7,25). Il testo fa capire chiaramente che si tratta di sette re (oppure 7 Presidenti di Repubblica oppure 7 Presidenti dell’Europa, ecc.) che si susseguono l’uno dopo l’altro, in successione cronologica. Il testo vuole indicare che è imminente l’ultimo tempo, quello più terribile e decisivo, il tempo dell’ottavo re. C) Solo per dovere di cronaca riferiamo che per Ippolito (Commento a Daniele 4, 23) i 7 re sarebbero i 7 millenni che compongono la storia del mondo. Ma risulta evidente che quando Giovanni ha scritto l’Apocalisse, ammesso e non concesso che lo schema sia quello, non si era nel quinto millennio e oggi non siamo alla fine del settimo millennio. Inoltre l’intero settimo millennio – secondo lo schema della settimana cosmica universale o delle sette età - è quello della pace e del grande sviluppo della fede cattolica, mentre la Bestia e lo pseudo Profeta lo passano nello stagno di fuoco e Satana si trova incatenato nell’Abisso (cfr. E. Lupieri, op. cit., p. 274). L’ottava età sarebbe quella dell’eternità!

[11] QUANTO ALLA BESTIA CHE ERA E NON È PIÙ, È AD UN TEMPO L’OTTAVO RE E UNO DEI SETTE, MA VA IN PERDIZIONE.

A) “La bestia che era e non è più”. Il soggetto dell’argomentazione è sempre l’Anticristo escatologico, la Bestia. La Bestia (l’Anticristo) era viva, agiva, ha lavorato contro Dio per 3 anni e sei mesi, ma poi “non è più” perché è stata eliminata per sempre, mai più ricomparirà. B) È ad un tempo l’ottavo re ed uno dei sette”. In greco è scritto: “kai aùtòs oghdoos èstin kai èk ton èpta èstin”, “e lei (la Bestia) è l’ottavo re ed “è dai sette ”; che si può tradurre: “è l’ottavo e anche uno dei sette”, oppure “è l’ottavo ma anche esce o sorge da quei sette”. L’Anticristo si identifica con una delle proprie teste (v. 9 = le 7 teste sono 7 re; cfr. anche Ap 13, 3:”Una delle sue teste sembrò colpita a morte, ma la sua piaga mortale fu guarita”). Su questo punto ci sono due spiegazioni: 1) l’Anticristo sarà uno dei 7 re di questa alleanza malefica (alleanza sincronica), ma poi si proclamerà unico imperatore, dominando tutti gli altri e, per questo, è definito l’ottavo re. In effetti non è un nuovo re, qualcuno cioè diverso dai primi sette, ma è uscito da mezzo ai 7 re precedenti. L’Anticristo realizzerà, attraverso la diplomazia e le sue astuzie malvage, una sorta di grande coalizione mondiale, di alleanza tra regni. Inizialmente farà parte di questa alleanza, sarà uno dei 7 re, poi si proclamerà “imperatore” assoluto, assumendo una supremazia e un potere illimitato anche su tutti i re che fanno parte della coalizione.

2) I 7 re sono 7 sovrani in successione diacronica, cioè che si susseguono l’uno dopo l’altro, dopo che quello precedente ha terminato il suo mandato. Invece i 10 re che governano “solo un’ora insieme all’Anticristo”, sono 10 re contemporanei (coordinata sincronica) all’Anticristo. Noi pensiamo che solo questa seconda spiegazione sia autentica. C) L’impero mondiale dell’Anticristo, che eserciterà un potere politico internazionale, sorgerà quindi dopo la “fine” dei 7 re e sarà realizzato insieme ai dieci regni figurati dalle dieci corna delle sette teste (v. 3) però sarà diverso (cfr. Dan 7,24), avrà caratteristiche, connotazioni e finalità nuove, al punto che potrà essere considerato un ottavo regno. Tuttavia siccome appartiene sempre alle sette teste a cui appartengono i dieci re (le dieci corna), da questo punto di vista potrà essere considerato uno dei sette regni. L’ottavo re, prima di essere l’ottavo è uno dei sette! In questo senso si può intendere che “è ad un tempo l’ottavo re e uno dei sette”. Il regno dell’Anticristo concentrerà in se stesso ed eleverà all’ennesima potenza, perfezionandolo al massimo, tutto l’odio contro Dio che animava i sette imperi precedenti.

D) “Poiché con quest’ottavo re si coalizzeranno dieci re che avranno potere su dieci regni esterni al suo regno, lui stesso e i sette re di cui fa parte sono da pensare come imperatori che governano sopra re vassalli” (Giancarlo Biguzzi, L’Apocalisse e i suoi enigmi, Paideia, 2004, p. 259). “L’ottavo re ha due caratteristiche: 1) è un imperatore scomparso che ritorna in vita e sul trono; 2) è l’incarnazione stessa dell’impero: si identifica con la Bestia” (Pierre Prigent, l’Apocalisse di S. Giovanni, Borla, 1985, p. 519). E)“Va in perdizione”. È un’espressione biblica per indicare innanzitutto l’inutilità di tutti i tentativi della Bestia di ergersi contro Dio e poi la punizione gravissima che riceverà per i suoi misfatti. La frase si riferisce direttamente alla condanna eterna nello “stagno di fuoco e zolfo” (Ap 19,20) riservata all’Anticristo e al suo falso Profeta, prima del “millennio” di pace e di grande sviluppo della fede cattolica.

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Associazione Fede, Cultura e Società - a cura di Don Guglielmo Fichera - Ultima modifica: 11/09/2007 ore 16:30