Home > DOCUMENTI > Catechesi sull'APOCALISSE > CAPITOLO 16

Nel capitolo 16 - come erano state introdotte nel Capitolo 15 - vengono versate le 7 coppe sulle varie parti del cosmo, ma anche sul trono della Bestia, sui suoi eserciti del male schierati in battaglia, e sull’aria. La 1^ e la 5^ Coppa colpiscono espressamente e direttamente il regno dell’Anticristo e i suoi adepti. Il settenario delle Coppe è parallelo al settenario delle Trombe: in entrambi i settenari i quattro primi flagelli colpiscono, nello stesso ordine, la terra, il mare, i fiumi e le sorgenti, il sole. La 6^ Coppa, in entrambi i settenari, si riferisce all’Eufrate. Ma bisogna dire che nelle Coppe subito, fin dall’inizio, gli uomini empi diventano il vero bersaglio dei flagelli: immediatamente, con la 1^ Coppa, sono colpiti con un’ulcera cattiva e maligna. È evidente il richiamo alle piaghe d’Egitto ma, mentre le piaghe d’Egitto - reali, concrete, materiali - colpivano solo un settore parziale, quelle dell’Apocalisse - anch’esse reali, concrete e materiali - colpiscono invece la totalità degli uomini, hanno un’estensione mondiale. Le NUOVE PIAGHE del NUOVO ESODO, - non solo sono più gravi e più intense delle piaghe dell’Egitto - ma sono anche UNIVERSALI, MONDIALI, NON PIÙ PARZIALI E LIMITATE COME QUELLE D’EGITTO. Viene affermato e richiamato lo “schema delle piaghe” come flagelli medicinali: i parallelismi tra i settenari a volte corrispondono pienamente, a volte introducono nuove piaghe. Giovanni non è legato ad uno schema rigido, a corrispondenze strette e meccaniche, ma usa liberamente corrispondenze e parallelismi per affermare il piano di Dio. Questo settenario è l’ultimo, perché con esso si realizza la pienezza degli interventi medicinali-punitivi di Dio nei confronti dell’empio Anticristo e dei suoi empi adepti. I flagelli annienteranno solo gli iniqui e gli idolatri che sono servi e strumenti della Bestia. La 6^ piaga sarà poi ripresa, specificata e ampliata nella descrizione della battaglia finale del mondo satanico dell’Anticristo, contro Cristo, e questo specie nel Cap. 19. La 7^ Coppa, immette nel seguito del dramma della caduta di Babilonia (Cap. 17-18). La finale del dramma è nel Cap. 19 dove è descritta la vittoria di Cristo e l’annientamento delle due Bestie e dei loro seguaci.

PARALLELISMO TRA I SETTENARI
“Il settenario delle trombe fa da modello al settenario delle coppe:
A) la 1^ Tromba (Ap 8,7: “grandine e fuoco mescolati a sangue, scrosciarono sulla terra. Un terzo della terra fu arso”) e la prima Coppa ( Ap 16, 2: “scoppiò una piaga dolorosa e maligna sugli uomini che recavano il marchio della Bestia e si prostravano davanti alla sua statua”), riguardano la terra.
B) La 2^,3^ e 4^ tromba - come la 2^, 3^ e 4^ Coppa - riguardano in modo proprio uguale, il mare, i fiumi e le sorgenti, e poi il sole.
(Ap 8,8-9 - 2^ Tromba: “Come una gran montagna di fuoco fu scagliata nel mare. Un terzo del mare divenne sangue, un terzo delle creature che vivono nel mare morì ed un terzo delle navi andò distrutto”).
(Ap 16, 3 - 2^ Coppa: “Versò la sua Coppa nel mare che diventò sangue come quello di un morto e perì ogni essere vivente che si trovava nel mare”).

(Ap 8, 10-11 - 3^ Tromba: “Cadde dal cielo una grande stella, ardente come una torcia, e colpì un terzo dei fiumi e le sorgenti delle acque. La stella si chiama Assenzio; un terzo delle acque si mutò in assenzio e molti uomini morirono per quelle acque, perché erano divenute amare”).
(Ap 16, 4-7 - 3^ Coppa: “Versò la sua Coppa nei fiumi e nelle sorgenti delle acque, e diventarono sangue. Allora udii l’angelo delle acque che diceva: “Sei giusto, tu che sei e che eri, tu, il Santo, poiché così hai giudicato. Essi hanno versato il sangue di santi e di profeti, tu hai dato loro sangue da bere: ne sono ben degni!”. Udii una voce che veniva dall’altare e diceva: “Sì, Signore, Dio onnipotente; veri e giusti sono i tuoi giudizi!”).
(Ap 8, 12 - 4^ Tromba: “Un terzo del sole, un terzo della luna e un terzo degli astri fu colpita e si oscurò: il giorno perse un terzo della sua luce e la notte ugualmente”). Qui l’unico particolare che accomuna i due flagelli è che il sole è colpito, ma nel primo caso la sua luce diminuisce, nel secondo caso è proprio il contrario: il calore del sole diventa intensissimo e brucia gli uomini.
(Ap 16, 8-9 - 4^ Coppa: “Versò la sua Coppa sul sole e gli fu concesso di bruciare gli uomini col fuoco. E gli uomini bruciarono per il terribile calore e bestemmiarono il nome di Dio che ha in suo potere tali flagelli, invece di ravvedersi per rendergli omaggio”).
C) Al quinto posto si fa questione, da entrambe le parti, delle tenebre in rapporto al regno demoniaco.
(Ap 9, 1-12 - 5^ Tromba: “Vidi un astro caduto dal cielo sulla terra. Gli fu data la chiave del pozzo dell’Abisso; egli aprì il pozzo dell’Abisso e salì dal pozzo un fumo come il fumo di una grande fornace, che oscurò il sole e l’atmosfera. Dal fumo uscirono cavallette./.../ Tormentavano solo coloro che non avevano il sigillo di Dio sulla fronte....Li tormentarono per cinque mesi, e il tormento è come il tormento dello scorpione quando punge un uomo. In quei giorni gli uomini cercheranno la morte, ma non la troveranno; brameranno morire, ma la morte li fuggirà”).
(Ap 16, 10-11 - 5^ Coppa: “Versò la sua Coppa sul trono della Bestia e il suo regno fu avvolto dalle tenebre. Gli uomini si mordevano la lingua per il dolore e bestemmiarono il Dio del cielo a causa dei dolori e delle piaghe, invece di pentirsi delle loro azioni”).
D) Al sesto posto abbiamo in comune la precisa menzione dell’Eufrate, quale dato particolarmente notevole.
(Ap 9,13-19 - 6^ Tromba: “Sciogli i quattro angeli incatenati sul gran fiume Eufrate /.../ pronti per l’ora, il giorno, il mese e l’anno per sterminare un terzo dell’umanità. Il numero delle truppe di cavalleria era 200 milioni. /.../ Da questo triplice flagello, dal fuoco, dal fumo e dallo zolfo che usciva dalla teste dei cavalli fu ucciso un terzo dell’umanità”. (N.d.R.= Truppe di cavalleria.....sterminio di un terzo dell’umanità = ergo: “grande guerra”!)
(Ap 16, 12-16 - 6^ Coppa: “Versò la sua Coppa sopra il gran fiume Eufrate e le sue acque furono prosciugate per preparare il passaggio ai re dell’oriente. Poi dalla bocca del Drago e dalla bocca della Bestia e dalla bocca del falso
Profeta, vidi uscire tre spiriti immondi, simili a rane: sono infatti spiriti di demòni che operano prodigi e vanno a radunare tutti i re di tutta la terra, per la guerra del gran giorno di Dio onnipotente. Ecco, io vengo come un ladro. Beato chi è vigilante e conserva le sue vesti per non andar nudo e lasciar vedere le sue vergogne. E radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Armaghedon”).
E) Infine il cielo o l’aria riguardano il settimo flagello, con il coinvolgimento di lampi, voci, tuoni, grandine.
(Ap 11, 14-19 - 7^ Tromba: “Nel cielo echeggiarono voci potenti che dicevano: “Il regno del mondo (N.d.R. = non solo il regno dei cieli! = N.d.R.) appartiene al Signore nostro e al suo Cristo: egli regnerà nei secoli dei secoli”. /.../ Noi ti rendiamo grazie /.../ perché hai messo mano alla tua grande potenza, e hai instaurato il tuo regno (N.d.R. = evidentemente sulla terra, visto che tutti i flagelli sono stati mandati sulla terra = N.d.R.).
Le genti ne fremettero, ma è giunta l’ora della tua ira, il tempo di giudicare i morti
(N.d.R. = quali morti? Quelli fisici o quelli “nello spirito”? Se vengono mandati tanti flagelli - sulla terra - per esplicita ammissione del testo, è per punire gli empi, gli idolatri, la Bestia e i seguaci della Bestia, - sulla terra - quindi qui si dovrebbe trattare di questi cadaveri spirituali, dei morti alla grazia, e non quindi dei morti come sarà al Giudizio universale! = N.d.R.) di dare la ricompensa ai tuoi servi, ai profeti e ai santi e a quanti temono il tuo nome, piccoli e grandi
(N.d.R. = Si parla di regno del mondo che appartiene al Cristo, che è arrivato il tempo di giudicare i cadaveri spirituali, i seguaci della Bestia - qui sulla terra - adesso si parla di dare la ricompensa ai “suoi servi”, a quelli che temono Dio e non hanno adorato la Bestia. La ricompensa è quella delineata in Ap 20, 4-6? =N.d.R.) e di annientare coloro che distruggono la terra” (N.d.R. = ancora una volta torna il concetto di un intervento sulla terra, per pulirla dagli empi = N.d.R.). Allora si aprì il santuario di Dio nel cielo e apparve nel santuario l’arca dell’Alleanza. (N.d.R. = abbiamo già visto che questo è il segno della restaurazione di tutte le cose: quando apparirà l’Arca, la terra sarà purificata e il popolo di Dio restaurato. Corrisponde perfettamente, dunque a quel “È fatto!” della corrispondente 7^ Coppa in Ap 16, 17. Si tratta di due modi diversi per dire la stessa cosa: l’ora del giudizio di Dio sugli empi è arrivata! = N.d.R.)
Ne seguirono folgori, voci, scoppi di tuono, terremoto e una tempesta di grandine (N.d.R. = è perfettamente uguale, anche nelle parole usate, a quanto detto nella corrispondente 7^ Coppa in Ap 16, 18.21 = N.d.R.).
(Ap 16,17-21 - 7^ Coppa: “Versò la sua Coppa nell’aria e uscì dal tempio, dalla parte del trono, una voce potente che diceva: “E’ fatto!”. Ne seguirono folgori, clamori e tuoni, accompagnati da un grande terremoto, di cui non vi era mai stato l’uguale da quando gli uomini vivono sopra la terra. La grande città si squarciò in tre parti e crollarono le città delle nazioni. Dio si ricordò di Babilonia la grande, per darle da bere la Coppa di vino della sua ira ardente. /.../ E grandine enorme del peso di mezzo quintale scrosciò dal cielo sopra gli uomini e gli uomini bestemmiarono Dio a causa del flagello della grandine”).
F) La struttura secondaria che divide la serie delle Trombe in 4 + 3, non si ripete più nel settenario delle Coppe. Le Coppe corrispondono dunque alle Trombe. Ne riprendono il messaggio, ma ingrandendone l’importanza. I flagelli che nelle Trombe colpivano solo un terzo degli uomini o delle cose, nelle Coppe, hanno un’andatura più drammatica e riguardano la totalità degli uomini, presentando una nuova gravità. /.../ Non abbiamo dunque, nelle 7 Coppe una semplice ripetizione di quanto i cap. 8 ss avevano annunciato /.../ abbiamo ora - dei segni della fine - una rivelazione più completa e più incarnata” (Pierre Prigent, l’Apocalisse di S. Giovanni, Borla, 1985, pp. 468-469).
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Associazione Fede, Cultura e Società - a cura di Don Guglielmo Fichera - Ultima modifica: 11/09/2007 ore 16:30