Home > DOCUMENTI > Catechesi sull'APOCALISSE > CAPITOLO 16

[1] UDII POI UNA GRAN VOCE DAL TEMPIO CHE DICEVA AI SETTE ANGELI: “ANDATE E VERSATE SULLA TERRA LE SETTE COPPE DELL’IRA DI DIO.
A) “Una gran voce”. “È la voce di Dio” (cfr. Pierre Prigent, l’Apocalisse di S. Giovanni, Borla, 1985, p.482; cfr. Eugenio Corsini, p. cit., p. 305). Dio, seduto sul trono, crea e governa tutto, ma non parla direttamente, preferisce utilizzare degli intermediari, secondo il principio o la legge della mediazione. Parla una sola volta direttamente in Ap 21, 5-8. Secondi altri autori invece questa voce che proviene dal tempio sarebbe di un Angelo. B) “Grande” per sottolineare la sua potenza, la sua autorevolezza, ma anche la grandezza degli avvenimenti ordinati. C) “Dal tempio”. Luogo per eccellenza della presenza di Dio: indica che l’ordine dato scaturisce dalla volontà di Dio. D) “Andate e versate le 7 Coppe”. In greco le coppe sono dette “fiale”, termine che traduce l’ebraico “mizraq” che indicava il vaso sacro per l’uso liturgico (cfr. Es 27,3). Nell’Apocalisse ci sono due tipi di coppe-fiale: 1) queste che versano flagelli; 2) quelle dell’incenso e delle preghiere dei giusti. Infatti in Ap 5, 8, troviamo che le “coppe d’oro, colme di profumi, sono le preghiere dei santi”. Alla Coppa-flagello si contrappone la Coppa-eucaristica, il calice della lode e del rendimento di grazie. E) “Sulla terra”. La terra è certamente la sede degli uomini, del mondo visibile, in opposizione al Cielo; ma qui - in senso proprio e stretto - le Coppe sono versate “sulla terra”, nel senso che sono versate solo contro gli uomini empi, solo contro l’umanità adultera ed idolatra, così come nel quinto sigillo quando si parla di castigare coloro “che abitano la terra”, non si tratta di tutti coloro che vivono sulla terra, buoni e cattivi, ma solo dei cattivi.
F) “Le sette coppe dell’ira di Dio”. Si tratta di flagelli medicinali in vista della conversione. “L’iniziativa divina contro gli idolatri non ha come scopo il loro castigo né il loro annientamento, ma la loro conversione, anche se essa, di fatto, è attesa inutilmente. /…/ Quella delle trombe e delle coppe, dunque, è un’ira medicinale e non di vendetta. /…/ L’ira che colpisce idolatri e persecutori non è ispirata a vendetta perché il flagello è solo strumento, non fine. /…/ C’è il tentativo di Dio di portare a conversione i violenti e i persecutori, o comunque “gli abitanti della terra” (cfr. Ap 6,10; Ap 11,10). /…/ Il giusto non si fa giustizia da sé ma si appella a Dio secondo l’affermazione di Dt 32,35: “A me (= a Dio) la vendetta, a me il castigo” e secondo lo spirito dei Salmi: “Fammi giustizia o Dio, difendi la mia causa” (Sal 42,1; cfr. anche Sal 34,1.23-24; 73,22; 118,154)” (Giancarlo Biguzzi, L’Apocalisse e i suoi enigmi, Paideia, 2004, pp. 239-240 e pp. 245-246). Questa catechesi è ben esplicitata in San Paolo: “Non rendete a nessuno male per male. /…/ Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all’ira divina. Sta scritto infatti: A me la vendetta, sono io che ricambierò, dice il Signore” (Rom 12, 17-19).


[2] PARTÌ IL PRIMO E VERSÒ LA SUA COPPA SOPRA LA TERRA; E SCOPPIÒ UNA PIAGA DOLOROSA E MALIGNA SUGLI UOMINI CHE RECAVANO IL MARCHIO DELLA BESTIA E SI PROSTRAVANO DAVANTI ALLA SUA STATUA.

A) I flagelli delle 7 Coppe sono presentati come le nuove piaghe d’Egitto, che evidentemente individuano UN NUOVO ESODO. Le allusioni all’Esodo, sono consapevoli, ricercate ed evidenti. “Esse rievocano chiaramente le piaghe che Dio mandò sull’Egitto dei Faraoni, affinché il popolo di Dio fosse finalmente liberato dalla schiavitù in cui giaceva (cfr. Es 9,1 ss). Si tratterà dunque, per il futuro, di liberare ancora il nuovo popolo di Dio. /…/ Questi flagelli non toccano i veri discepoli di Gesù – che portano il segno di Lui sulla loro fronte, così come nel 1° Esodo le case dei Giudei d’Egitto non erano toccate dall’Angelo Sterminatore, perché segnate col sangue dell’Agnello” (H.M. Féret. L’Apocalisse di S. Giovanni, Visione cristiana della storia, Edizioni Paoline, Roma, 1961, pp. 132-133). L’allusione alla 6^ piaga d’Egitto - che era fisica e concreta - è evidente.

Questa piaga “dolorosa e maligna” che colpisce solo gli adoratori della Bestia, assomiglia alla piaga che aveva colpito gli egiziani (cfr. Es 9, 8-10: “La fuligine di fornace /.../ produrrà, sugli uomini e sulle bestie, un’ulcera con pustole /.../ con eruzioni su uomini e bestie”; cfr. Deut 28,35). Gli empi adoratori dell’Anticristo hanno disonorato anche il proprio corpo col marchio della Bestia (che comunque lo si interpreti, individua un segno di riconoscimento) e vengono castigati anche nel fisico. Dov’è il marchio, lì colpirà l’ulcera. Nell’A.T., l’ulcera era il castigo promesso ad Israele 2 volte, per i suoi tradimenti (cfr. Deut 28,27: “Ti colpirà il Signore con la ferita d’Egitto”; Deut 28,35: “Ti colpirà il Signore con la ferita malvagia”). B) “Il marchio della Bestia”. “Marchio”: in greco “charagma” significa stampa, impressione, qualcosa che si scolpisce, che si imprime e resta stampato. Tutto ciò che riguarda questo tema si trova in Ap 13, 16-18. Il Falso Profeta ottiene che per legge sia prescritto a tutti di portare o sulla mano destra o sulla fronte, il marchio della prima Bestia, cioè il suo nome, oppure il numero del suo nome (v. 17), è cioè un numero di uomo. Nell’uso antico si imprimeva con un ferro rovente un segno sul corpo degli schiavi. Portare il marchio della Bestia, significherà appartenere come proprietà all’Anticristo, significava essersi consacrati totalmente al male, facendosi quasi “battezzare” nella perversione: UNA SORTA DI BATTESIMO SATANICO. Senza questo marchio, non si poteva né vendere né comprare. Non bisogna pensare necessariamente ad un vero marchio, come quello che ricevono i cavalli o le mucche! L’interpretazione più plausibile è che, siccome “fronte” sta per intelligenza, pensiero, ecc., significa una dottrina diabolica da professare; siccome “mani” sta per “lavoro”, attività”, significa un comportamento, uno stile di vita diabolico, un agire diabolico. Solo chi professerà la dottrina e lo stile di vita voluto dall’Anticristo potrà “comprare e vendere”, potrà ….vivere! Avere il “marchio” significherà quindi, innanzitutto, accettare la dottrina diabolica dell’Anticristo (“marchio sulla fronte”) e lo stile di vita diabolico, il tipo di attività e di lavoro diabolico dell’Anticristo (“marchio sulla mano destra”). Si tratta innanzitutto di professare il “credo” diabolico dell’Anticristo; secondariamente tutto questo potrà essere caratterizzato, verosimilmente, anche da un segno speciale di appartenenza, un simbolo esterno che attesta questa appartenenza. Sant’Ippolito così descrive il marchio e il sigillo che la bestia imprime, cioè il suo credo diabolico: “Nego il Creatore del cielo e della terra, rinnego il Battesimo, rifiuto l’adorazione dovuta a Dio. Sono fautore della bestia e ho fede in essa” (De consummat.).

È noto che Diocleziano fece un editto analogo, nel quale si proibiva ai cristiani di vendere o di comprare, se prima non avessero sacrificato agli dei (cfr. Lattanzio, De morte pers., XV; Teodoreto, Hist, 2,11). “IL NUMERO DELLA BESTIA, IL 666”. “È NUMERO D’UOMO”, cioè è un numero che indica un uomo: un numero che INDICA IL NOME PORTATO DA UN UOMO. Il numero 666, che rappresenta un nome d’uomo, rimanda ad un procedimento esegetico usato nella letteratura ebraica: la ghematria, che consiste nel sostituire un nome con la somma del valore numerico delle sue lettere. Ricordiamo che, sia l’ebraico che il greco, non avevano i numeri e li sostituivano con le lettere dell’alfabeto. Siccome Giovanni scrisse in greco le lettere vanno contate nel greco. Per esempio il nome di Gesù, ricavato dal nome scritto in greco IESOUS corrisponde al numero 888 : I = 10; E = 8; S = 200; O = 70; U = 400; S = 200; TOTALE = 888. Ci sono stati parecchi tentativi di decifrare il crittogramma 666, a volte si sono avanzate proposte banali (es. Nerone Cesare, addirittura il “redivivo Nerone”!). 666 è il simbolo del massimo dell’imperfezione. S. Ireneo propone come probabili tre nomi: EUANTHAS, LATEINOS, TEITAN (= Titano). Secondo altri questo numero individuerebbe Diocleziano, o Maometto, o Lutero, o Calvino, o Napoleone, ecc. La grande divergenza che regna su questo punto fra i diversi interpreti, mostra chiaramente che non si sa nulla di preciso. Un punto è certo: esistono e sono esistiti tanti “anticristi” (chiunque si è comportato in modo da negare, perseguitare, rifiutare, opporsi a Gesù unico Salvatore e Signore dell’umanità); ma esiterà un solo Anticristo escatologico (2 Tess 2, 3: “o antropos tes amartias”), un uomo in carne ed ossa (non certamente “un nome o una personalità collettiva”), una persona umana in carne ed ossa, un uomo storico. Ecco perché qui si può dire che 666 è un nome d’uomo.
[3] IL SECONDO VERSÒ LA SUA COPPA NEL MARE CHE DIVENTÒ SANGUE COME QUELLO DI UN MORTO E PERÌ OGNI ESSERE VIVENTE CHE SI TROVAVA NEL MARE.
A) Questa seconda Coppa richiama chiaramente Es 7, 17-21 e la 2^ Tromba (Ap 8,8-9). Con la 2^ Tromba l’effetto è parziale, muore un terzo delle creature; con la 2^ Coppa l’effetto è totale, muoiono tutte le creature del mare. “La domanda da porsi è: se il versamento delle Coppe è un castigo di Dio che senso ha la morte di ogni essere vivente nel mare, se per essi si intendono i pesci? Perché questi esseri attirerebbero la collera di Dio? /.../ Se invece si intende il mare come il luogo da cui sorge la Bestia (Ap 13,1) e quindi il luogo delle forze malvage, la dimora degli spiriti maligni, di cui esso è simbolo, allora il flagello colpisce gli ispiratori demoniaci della persecuzione “contro i santi e i profeti”; invece nella 3^ Coppa vengono colpiti gli esecutori umani, i seguaci umani dell’Anticristo, colpevoli dell’uccisione dei “santi e dei profeti” (Eugenio Corsini, Apocalisse di Gesù Cristo, SEI, Torino, 2002, pp. 306-307). Ma c’è da dire che è possibile anche che, come nelle piaghe d’Egitto, viene colpito prima l’ambiente in cui vive l’uomo empio – per colpire le cose che gli sono necessarie per vivere - e poi in seguito viene colpito direttamente l’uomo empio. B) “Sangue come quello di un morto”, ossia sangue infetto e putrido, di un fetore nauseabondo. Le acque divengono così mortifere. Questa piaga è più grave di quella dell’Egitto e di quella della 2^ Tromba.
 
[4] IL TERZO VERSÒ LA SUA COPPA NEI FIUMI E NELLE SORGENTI DELLE ACQUE, E DIVENTARONO SANGUE.
A) Questa terza Coppa richiama chiaramente Es 7, 20-21 e la 3^ Tromba (Ap 8, 10-11). Questo flagello è identico al precedente (2^ Coppa) solo che dal mare si estende alle acque dolci. Inquinate, le acque diventano mortifere. Come si vede, la prima piaga d’Egitto, nell’Apocalisse si presenta invece sdoppiata, qualcuno afferma allo scopo solo di raggiungere il numero sette. B) Le acque dolci - usate per bere - sono contaminate: sono cambiate in sangue, ed esse diventano così mortali. In questo modo, le piaghe, colpendo ciò di cui l’uomo ha più direttamente bisogno, cominciano a colpire direttamente anche l’uomo, poi questo avverrà sempre di più, man mano che andiamo avanti nei flagelli. La mano di Dio, lo Spirito di Dio, dona una creazione bellissima, armoniosa, al servizio dell’uomo di Dio: l’idolatria, la bestemmia contro Dio, fa in modo che la natura si sottrae al servizio all’uomo, si ribella all’uomo, si trasforma in un’anti-creazione, fino a quando perdura il regno del male. La natura si ribella all’uomo, quando l’uomo si ribella a Dio. C) Nei versetti 5-7 viene spiegato il motivo, il perché, di questa piaga: sangue nelle acque a testimonianza di tutto il sangue che avete voluto spargere, e fra questo vi è il anche il sangue dei santi e dei profeti e quindi, anche quello di Cristo. In parole povere: gli uomini hanno versato sangue innocente, il sangue dei santi, e adesso Dio dà loro da bere sangue invece di acqua.
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Associazione Fede, Cultura e Società - a cura di Don Guglielmo Fichera - Ultima modifica: 11/09/2007 ore 16:30