archivio. /.../ Il nostro testo distingue tra questi registri un solo libro, quello della vita. /…/ L’A.T e il giudaismo sanno che Dio ha messo in un libro celeste i nomi dei santi, dei giusti o degli eletti (cfr. Es 32,32; Sal 69,29; Dan 12,1; Enoch 47,3; 103,2; 108,3)” (Pierre Prigent, op. cit., p. 631). Dio dispone di un archivio immenso, completo e particolareggiato, per cui non saranno possibili “false testimonianze”. C) “I morti giudicati ciascuno secondo le sue opere”. “Il Giudizio finale manifesterà il bene e il male di ciascuno. Tutto il male che fanno i cattivi viene registrato a loro insaputa. Il giorno in cui Dio non tacerà (Sal 50,3).....Egli si volgerà verso i malvagi e dirà loro: “Io avevo posto sulla terra i miei poverelli, per voi. Se voi aveste donato alle mie membra, il vostro dono sarebbe giunto fino al capo. Quando ho posto i miei poverelli sulla terra, li ho costituiti come vostri fattorini perché portassero le vostre buone opere nel mio tesoro; voi non avete posto nulla nelle loro mani, per questo non possedete nulla presso di me” (n. 1039) (cfr. anche n. 1040). D) Le opere di cui parla il testo non sono, evidentemente, le opere solo esteriori. Gesù stesso aveva condannato l’ipocrisia dei farisei (Mt 23) e messo in guardia anche contro i falsi discepoli (Mt 7, 21-27). Qui si intendono “i frutti buoni prodotti da alberi buoni e viceversa i frutti cattivi prodotti da alberi cattivi” (Mt 7, 15-20).
[13] IL MARE RESTITUÌ I MORTI CHE ESSO CUSTODIVA E LA MORTE E GLI INFERI RESERO I MORTI DA LORO CUSTODITI E CIASCUNO VENNE GIUDICATO SECONDO LE SUE OPERE. [14] POI LA MORTE E GLI INFERI FURONO GETTATI NELLO STAGNO DI FUOCO. QUESTA È LA SECONDA MORTE, LO STAGNO DI FUOCO. [15] E CHI NON ERA SCRITTO NEL LIBRO DELLA VITA FU GETTATO NELLO STAGNO DI FUOCO.
A) “Il mare restituì i morti che esso custodiva”. Tutta la creazione, in qualche modo partecipa del peccato e deve scomparire per fare posto alla nuova creazione. Lupieri si chiede se si tratti di tutti gli affogati della storia, non sepolti sotto terra, oppure quelli che si trovavano sul “terzo delle navi” in Ap 8,9 (cfr. Edmondo Lupieri, op. cit., pp. 322-323). Qualcuno ha obiettato che al versetto 11 si dice che sono scomparsi la terra (e quindi anche il mare) e il cielo; ma poi al versetto 13 si dice che il mare restituì i suoi morti e mettono in evidenza almeno la contraddizione letterale tra i due versetti. Almeno letteralmente - sembrerebbe che malgrado la scomparsa della terra, Giovanni supponga la permanenza del mare. Potrebbe trattarsi solo del modo di procedere di Giovanni ad “ondate”: l’onda successiva ritorna sui fatti già affermati e ne fornisce un ulteriore approfondimento o chiarimento o specificazione. Non è facile col vocabolario solo umano tentare di descrivere una realtà e una verità che si può indicare - per la sua natura - solo approssimativamente, perché non c’è un vocabolario adeguato.
B) “La morte e gli inferi resero i morti da loro custoditi”. La coppia Morte-Ade appare, insieme, anche in Ap 1,8 e in Ap 6, 8. Giovanni vi vede due sinonimi. Il termine Ade è la parola greca che di norma traduce l’ebraico “sheol” (il luogo dove abitano i morti) nei Settanta. Qualcuno ha evidenziato le “incongruenze” del testo: mentre il cielo e le terra spariscono (Ap 20,11), sembra che il “mare”, invece - in questo versetto - sia ancora presente. Secondo E. Corsini questa incongruenza dipende dal fatto che gli elementi - cielo, terra, mare - vengono intesi erroneamente in senso esclusivamente fisico. “Come vanno intesi questi tre contenitori? /.../ La sostituzione da parte di Giovanni del mare alla terra (la terra è il luogo normale della sepoltura dei cadaveri) non è casuale, e non è spiegabile sul piano fisico. È assai probabile che col termine “mare” Giovanni indichi il complesso delle forze malvage, diaboliche e umane (la prima Bestia viene dal mare, cfr. Ap 13,1), che hanno dominato la storia umana fino alla venuta di Cristo. /.../ La nuova creazione, il “cielo nuovo e la terra nuova” sono da intendere come un rinnovamento spirituale radicale del mondo creato. /.../ Dire allora che il “mare non c’è più” significa dire semplicemente che le forze malvage, di cui esso è simbolo, anche se possono continuare a perseguitare e uccidere, non possono più tenere in loro possesso i morti, che d’ora in avanti, sono soggetti al giudizio di Dio. Lo stesso discorso si deve fare riguardo alla “Morte” e all’Ade. Anche loro vengono gettati nello stagno di fuoco. /.../ Allegoria per indicare la fine del dominio spirituale di Satana sull’umanità” (E. Corsini, op. cit., pp. 370-372).
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