4) IL SANTO GRAAL
Il Santo Graal, nella tradizione cristiana medievale e popolare, è sempre stato la coppa o il calice che conteneva il sangue di Gesù durante l’Ultima Cena; calice nel quale poi, Giuseppe d’Arimatea, avrebbe raccolto il sangue sgorgato dal costato di Cristo, prima di deporlo definitivamente nel Santo Sepolcro. Questa storia fu iniziata da Chrétien de Troyes con l’opera “Parsifal” (o “Il Racconto del Graal”), passò attraverso un numero impressionante di altre opere, fino al testo di Robert de Boron, “Joseph d’Arimathie”, composto tra il 1170 e il 1212, col quale la ricerca del Santo Graal diventa l’allegoria della spiritualità cristiana opposta a quella mondana e corrotta. La parola “Graal” designa, nel francese antico, una coppa o un piatto. Il termine però deriva dal latino medievale “gradalis” che significava “vaso”, “tazza”, “calice”, “catino”, “una scutella lata ed alquantulum prufunda” (“una tazza larga e alquanto profonda”). Per Dan Brown, invece, "Il Graal" simboleggia la divinità femminile perduta, “il culto pagano per il sacro femminile" (pp. 238-239). La Chiesa avrebbe nascosto al mondo la vera religione, quella della dea madre. Il Santo Graal non sarebbe altro che Maria Maddalena. Ella fu la "coppa" che tenne il sangue di Cristo nel suo grembo, cioé i figli che Egli le aveva dato. Nei secoli i custodi del Graal hanno sorvegliato, non una coppa materiale, ma la vera discendenza di Cristo e la reliquia della Maddalena. “La ricerca del Santo Graal è la ricerca della tomba di Maria Maddalena. La ricerca del luogo dove inginocchiarsi davanti alle ossa di Maria Maddalena” (p. 300). Tutte queste menzogne su Gesù e la Maddalena sono una “paccottiglia” che circolava già da decenni in una pletora di libretti di occultismo, da quelli di De Sède su Rennes-Le-Chateau, al “Santo Graal” di Baigent, Leigh e Lincoln. Da “Holy Blood” e “Holy Grail”, Dan Brown ricava questo concetto storpiando arbitrariamente un termine francese medioevale Sangraal (Santo Graal) in “sang” (sangue) e “real” (reale) (cfr. p. 293). Il Graal prima viene identificato con la tomba di Maria Maddalena, che sarebbe stata sepolta sotto la piramide di vetro del Museo parigino del Louvre, e poi alla fine si dice che in realtà il Graal sarebbe né più né meno che l’utero stesso della Maddalena (p. 292). Si arriva così a divinizzare e ad adorare il sesso femminile e una presunta “dea madre”, invece di adorare il vero Dio: si tratta del ritorno al vecchio paganesimo, riproposto in salsa nuova. In nessun vangelo apocrifo si parla di figli di Gesù Cristo e della Maddalena. Sfido chiunque, testi alla mano, a dimostrare il contrario. Il solo vangelo apocrifo in cui si parla di un bacio di Gesù alla Maddalena è quello di Filippo, che risale alla seconda metà del III secolo dopo Cristo. Gli Apostoli erano gelosi che Gesù la “baciasse sulla bocca” e la preferisse a loro (vv. 63, 33-36) (cfr. p. 288 e p. 290). Questo presunto riferimento, in ogni caso, già non dimostra di per sé che Gesù fosse sposato con la Maddalena! Ma l’elemento decisivo per capire veramente il significato di quelle parole si trova nello stesso vangelo apocrifo di Filippo, qualche versetto prima, (vv. 58, 34; 59,4) quando si parla esplicitamente di un bacio sulla bocca come segno di fratellanza tra i credenti. Nelle sette gnostiche infatti il baciarsi aveva il significato simbolico di accogliere nell’intimo gli insegnamenti spirituali impartiti: simboleggiava cioè accogliere la “sapienza”, la “gnosi”. È falso, inoltre, che i vangeli gnostici prediligano il femmineo. Il famigerato versetto finale del vangelo di Tommaso, ben lungi dall’essere un testo proto-femminista, fonda la grandezza della Maddalena addirittura sul fatto che «[...] si fa maschio». A Simon Pietro che obietta «Maria deve andare via da noi! Perché le femmine non sono degne della Vita», Gesù risponde: «Ecco, io la guiderò in modo da farne un maschio, affinché ella diventi uno spirito vivo uguale a voi maschi. Perché ogni femmina che si fa maschio entrerà nel Regno dei cieli» (cfr. Vangelo di Tomaso, 114, in LUIGI MORALDI (a cura di), I Vangeli gnostici. Vangeli di Tomaso, Maria, Verità, Filippo, trad. it., Adelphi, Milano 2001, pp. 3- 20 (p. 20).
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MARIA MADDALENA E IL PRESUNTO MATRIMONIO
Per “provare” questo inesistente matrimonio, Leigh Teabing (cioè Dan Brown) cita un vangelo ritrovato a Nag Hammadi, noto come vangelo di Filippo, in cui si legge: "La compagna del Salvatore è Maria Maddalena". Teabing poi dichiara: «Come ogni esperto di aramaico potrà spiegarle, la parola "compagna", all'epoca, significava letteralmente "moglie"» (p. 288). Prima di tutto la parola non è aramaica: il vangelo di Filippo è scritto in copto. E quindi in greco. Come se non bastasse poi, quella parola originale greca (koinonós), in realtà non significa «sposa» o «amante», bensì «compagna», ed è comunemente usata per indicare rapporti di amicizia e fratellanza. Teabing a un certo punto dice a Sophie Neveu: «Gesù come uomo sposato ha infinitamente più senso che come scapolo». «Perché?» chiese Sophie. «Perché Gesù era ebreo» rispose Langdon ... «Secondo i costumi ebraici, il celibato era condannato e ogni padre aveva l'obbligo di trovare per il figlio una moglie adatta. Il celibato era condizione innaturale» (p. 288).
VERGINITÀ PER IL REGNO DEI CIELI
Dan Brown ignora che Giuseppe Flavio, nel I secolo, descrive la comunità degli esseni, i quali nella stragrande maggioranza vivevano da celibi. Il filosofo del I secolo, Filone dichiara che “nessun esseno prende moglie”. Persino un non ebreo come Plinio il Vecchio riferisce che gli esseni “vivevano senza alcuna donna”. Gesù stesso parla della verginità per il regno dei cieli (cfr. Mt 19, 10-12) e della continenza volontaria.
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Non solo Gesù, ma anche il suo precursore, Giovanni Battista era celibe, non sposato; San Paolo era celibe, non sposato (cfr. 1 Cor 7,7) e afferma che è cosa buona per l’uomo non toccare donna (cfr. 1 Cor 7,1); che marito e moglie si possono astenere dai rapporti sessuali solo se d’accordo, per dedicarsi alla preghiera (cfr. 1 Cor 7,5). “Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io; ma se non sanno vivere in continenza, si sposino” (1 Cor 7,8-9). “In conclusione, colui che sposa la sua vergine fa bene e chi non la sposa fa meglio” (1 Cor 7,38). La profetessa Anna, pur potendo, rifiuta di sposarsi per aderire più strettamente al Signore (cfr. Lc 2, 36-38). Già Elia profeta era celibe, non sposato.
STREGHE BRUCIATE
“La Chiesa cattolica, nel frattempo, avrebbe completato la liquidazione del primato del principio femminile con la lotta alle streghe e il rogo, per cui cinque milioni di donne sono state eliminate” (p. 150). Innanzitutto che c’entra la liquidazione del principio femminile con la caccia alle streghe? Esse furono uccise non in quanto donne, come sostiene Dan Brown, ma perchè ritenute streghe, cioè come praticanti la magia e quindi ritenute in commercio col demonio. Pur trattandosi di un episodio negativo e da condannare, bisogna dire anche che la cifra di cinque milioni di streghe bruciate dalla Chiesa cattolica è del tutto assurda: essa è cinquanta volte maggiore di quella reale. Le stime più recenti riguardo le morti provocate dalla caccia alle streghe in Europa indicano fra le 30.000 e le 50.000 vittime. Non tutte furono giustiziate dalla Chiesa, non tutte furono donne e non tutte furono bruciate. Brown dimentica che nei paesi protestanti la caccia alle streghe è stata più lunga e virulenta che in quelli cattolici. Anche su questo punto comunque, Dan Brown ricicla opere già scritte prima di lui. È evidente che fotocopia le tesi dell’egittologa e antropologa Margaret Murray che nel suo libro “Il dio delle streghe” sosteneva che in origine l’umanità era dedita al culto della grande Dea Madre benefica, pacifica, prolifica, fecondatrice; poi fece irruzione il “dio” unico di sesso maschile , “dio” dei sacerdoti e dei guerrieri: divinità violenta e assetata di sangue. Secondo la Murray le streghe perseguitate duramente dalla Chiesa durante il medioevo e l’età moderna altro non sarebbero state che le pacifiche sacerdotesse dell’antica Dea Madre! Sappiamo che il culto della Dea Madre è proprio delle correnti magico-occultistiche e della New Age ed era presente anche nell’antica religiosità egizia.
5) I DOSSIER SEGRETI
A) I “DOSSIER SECRET” SONO DOCUMENTI AUTENTICI?
È assolutamente certo che sia “Les Dossiers secrets”sia le cosiddette “pergamene” sono documenti falsi compilati nello stesso anno 1967, e tutte le persone coinvolte nella falsificazione lo hanno ammesso, sia pure dopo qualche anno. “I documenti - afferma Andrea Tornielli - sono stati ritrovati dalle stesse persone che li avevano nascosti nella Biblioteca Nazionale di Parigi: Plantard e i suoi amici. Gérard de Sède ha denunciato questa impostura nel suo libro “Rennes-le-Château. Le dossier, les impostures, les phantasmes, les hypotheses”, Robert Laffont, Parigi 1988. Secondo Gérard de Sède le pergamene erano state fabbricate da Philippe de Chérisey (1925-1985). In effetti, de Chérisey non solo ha ripetutamente ammesso di avere confezionato queste pergamene, sia in lettere sia in testi pubblicati a stampa (Circuit, presso l’Autore, Liegi 1968; L’Or de Rennes pour un Napoléon, presso l’Autore, Parigi 1975; L’Énigme de Rennes, Parigi 1978), ma a partire già dall’8 ottobre 1967, come attesta una lettera del suo avvocato B. Boccon-Gibod (cfr. lettera dell’avvocato a Philippe de Chérisey, dell’8-10-1967, in cui parla di documenti «de votre fabrication et déposés à mon étude», all’indirizzo http://priory-of-sion.com/psp/id167.html, visitato il 20-5-2004), si è mosso per vie legali - sostanzialmente senza ottenere soddisfazione fino alla morte - perché gli venisse riconosciuto il compenso pattuito per il suo imbroglio e mai pagato da Pierre Plantard e dallo stesso de Sède. Infine, anche il terzo dei tre personaggi coinvolti nella mistificazione, Pierre Plantard, ha ammesso che i documenti sono falsi. Nell’aprile 1989 sul numero 1 della seconda serie della sua rivista “Vaincre”Plantard si fa
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intervistare e dichiara che “Les Dossier secrets” (che sono firmati da un certo «Philippe Toscan du Plantier») sono documenti falsi fabbricati da Philippe de Chérisey e da Philippe Toscan du Plantier, un suo giovane discepolo che agiva però sotto l’influsso dell’LSD. Tutti e tre gli autori dei “Dossier secrets” e degli altri «documenti» depositati negli stessi anni alla Biblioteca Nazionale di Parigi hanno ammesso la loro natura di falsi, pubblicamente e per iscritto.
B) DI COSA PARLANO QUESTI DOSSIER SEGRETI?
Secondo “Les Dossiers secrets” di Henri Lobineau, il Priorato di Sion avrebbe avuto come Gran Maestri alchimisti ed esoteristi, tra cui il principale originatore della leggenda dei rosacroce, Johann Valentin Andreae (1586-1654), nonché scienziati come Leonardo da Vinci (1452-1519) e Isaac Newton (1642-1727). Gli ultimi Gran Maestri sarebbero stati scrittori, musicisti e poeti. Le famose pergamene sarebbero state nascoste nella chiesa parrocchiale di un paesino francese di meno di cento abitanti nel dipartimento dell’Aude, ai piedi dei Pirenei orientali, Rennes-le-Château; esse sarebbero state scoperte nel 1897 dal parroco del paese, Berenger Saunière (1852-1917).Questi documenti proverebbero le fantasie di Dan Brown. In realtà, non sono mai esistite queste pergamene e Saunière non è mai stato a Parigi in vita sua. Il parroco si sarebbe arricchito solo con un traffico disonesto di S. Messe.
C) I PASTORI D’ARCADIA
Si dice anche che il pittore Nicolas Poussin (1594-1655) abbia raffigurato nel suo famoso quadro “I pastori d’Arcadia”una tomba che si trova a Rennes-le-Château, dando così un segnale della sua appartenenza al Priorato di Sion e della conoscenza dei suoi segreti. La cosiddetta «tomba di Arques», di cui si parla, è stata fatta costruire nel 1932 da Louis Bertram Lawrence (1884-1954). Nel 1988 è stata demolita dall’attuale proprietario, stufo di vederla profanata da vandali alla ricerca di segreti del Priorato di Sion. Poussin dunque non poteva riprodurre nel XVII secolo una tomba costruita nel 1932: la tomba è posteriore di quasi trecento anni al quadro! |
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